In Italia il parto in acqua viene praticato o da chi decide di partorire a casa oppure presso alcune strutture private.
Negli ultimi anni anche strutture ospedaliere pubbliche hanno introdotto questa modalità di partorire.
Il travaglio e il parto avvengono di solito in una piccola piscina con acqua tra i 25 e i 30 gradi.
Le condizioni del feto vengono monitorate attraverso un rilevatore subacqueo posto sul ventre materno.
Il piccolo appena nasce rimane per qualche secondo sott’acqua per poi emergere ed iniziare così a respirare.
Per le mamme alle prime armi il parto diventa piu’ ‘dolce’ se si comincia in acqua.
Secondo uno studio britannico, infatti, il ricorso alla piscina anche solo nella prima fase del parto riduce la necessita’ dell’epidurale.
E questo senza che sia poi necessario far nascere il bebe’ in acqua.
Gli studiosi dell’Universita’ di Southampton hanno confrontato due gruppi di donne alla prima gravidanza con un parto lento.
Le prime neomamme sono state immerse in una piscina neonatale durante la prima fase dello sforzo, mentre le altre sono rimaste all’asciutto.
Cosi’ meno della meta’ delle 49 mamme che hanno iniziato il travaglio in acqua ha avuto bisogno dell’epidurale per alleviare i dolori, contro i due terzi delle partorienti ‘tradizionali’.
Inoltre le donne del primo gruppo hanno avuto meno bisogno di intervento per favorire le contrazioni.
Nonostante cio’, il travaglio ‘senza aiuto’ non e’ stato piu’ lungo di quello sperimentato dalle altre partorienti.
Secondo gli autori della ricerca, pubblicata sul sito del British Medical Journal, lo studio sfata il mito secondo il quale il parto in acqua, senza farmaci per favorire le contrazioni, sarebbe piu’ lungo. ”Crediamo che le donne alla prima gravidanza tendono ad essere molto stressate – spiega Elizabeth Cluett dell’University’s School of Nursing and Midwifery – un fattore che causa delle alterazioni ormonali, colpevoli di rallentare il progresso del travaglio”. Mettere le partorienti in acqua, dice l’esperta, le aiuta a rilassarsi e allevia il dolore. ”Speriamo che il nostro risultato offra alle donne che devono partorire una nuova possibilita’ di scelta”.
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